Cittadino e individuo
Forse bisogna rendersi conto che l’elettore non è più un cittadino ma un individuo. Sarebbe grave. Bisognerebbe infatti studiare un’ardua via per riportarlo alla cittadinanza…
Forse bisogna rendersi conto che l’elettore non è più un cittadino ma un individuo. Sarebbe grave. Bisognerebbe infatti studiare un’ardua via per riportarlo alla cittadinanza…
Tutte le storie, volendole
paragonare a individui
qualsivoglia, nascono
con un nodo scorsoio,
che il passare del tempo,
piano piano, stringe.
Che sia il mondo
a girare intorno a me, e non
viceversa?
Che l’individuo sia
questa complicazione
con valore di campo di forza?
Credo che il Ministro dell’Interno attuale non sia impersonato da un individuo; ovvero credo che l’individuo che apparentemente e convenzionalmente regge da qualche settimana la Carica non manifesti il carattere della soggettività; ovvero credo che il Ministro dell’Interno oggi sia assimilabile piuttosto a uno “spirito”, a un nugolo, a uno gnommero, a un gorgo, a una tromba, a un caos.
La nascita del fascismo e del nazismo si è manifestata psicologicamente negl’individui come un’impennata dell’aggressività, nel senso che all’improvviso sembrò legittimo, benché in regime democratico, alzare le mani sul “nemico” e sul tiepido. Oggi si potrebbero definire quelle dinamiche un cattivo impiego d’energia.
Non è plausibile
che la voce dell’individuo
sia una voce individuale.
Ogni individuo umano,
che non sia proprio un fuoriclasse
dell’antitesi, è destinato alla farsa –
sta a lui, cioè, fare attenzione
a come parla e, in generale, spaccia
sui diversi mercati.
Metti il caso che il qualsivoglia individuo senza scopo o disperato si suicidi. Metti il caso, cioè, che a un tratto si registri un’impennata di morti volontarie e si scopra che i disgraziati sono stati tutti, appunto, senza scopo o disperati – sarebbe, no?, un riconoscimento.
Le alternative, mi sembra, sono due: o 1) qualcosa inizia e finisce, oppure 2) dura in eterno. Nel primo caso, abbiamo i problemi del prima e del dopo; nel secondo, il punto è sincronizzare eternità e individuo.
Che occorra pur vivere,
è vero. Solo a seguire,
l’individuo può pensare
di avere, per qualche motivo,
il bisogno di smettere.
Piantiamola allora
di dare, per principio,
ragione al dopo.